mercoledì 25 dicembre 2013

 
 
 
Aveva del resto un inconscio bisogno di amare senza  speranza per potersi poi compiangere, per la voluttà di un doppio intenerimento, verso una bella creatura e verso se stesso. E la sua timidezza era pure contenta di possedere una scusa in quella grande differenza d'età e di aspetto. (...) Ester, che a ventisette anni ne mostrava venti salvo che nella morbidezza delle movenze e in una certa occulta, deliziosa scienza degli occhi, non aveva desiderato di pescar quell'amante rispettabile ma lo sentiva preso e se ne compiaceva, stimandolo un grande ingegno, un sapientone. Che egli osasse parlarle d'amore, ch'ella potesse sposare quella sapienza giallognola, rugosa e secca, neppure le veniva in mente; ma neanche avrebbe voluto spegnere un fuocherello così discreto che faceva onore a lei e, probabilmente, piacere a lui. S'ella ne rideva qualche volta con Luisa, non era però mai la prima a ridere e soggiungeva subito: "Povero signor Gilardoni! Povero professore!".
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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