domenica 4 maggio 2014


Ma le porte delle stanze dei medici erano tutte chiuse. Molto probabile che non si fossero ancora alzati. In sala d'aspetto c'era soltanto un infermiere, un giovanotto, Kolia Vdovushkin, con indosso un camice di bucato, che stava scrivendo dietro un tavolino immacolato.
 Nessun altro.
 Sciuchov si tolse il berretto come davanti a un capo e, con il vizio dei prigionieri di ficcare gli occhi dappertutto, vide che Nikolai scriveva, lasciando un po' di margine; righe uguali uguali, bene in colonna e che cominciavano sempre con la minuscola. Chiaro, e Sciuchov comprese subito che non era lavoro quello, che si trattava di un'occupazione extra. Ma non gliene fregava niente.








giovedì 24 aprile 2014

Non ci sono più barriere da superare.

Ma anche dopo aver ammesso tutto questo - e l'ho fatto innumerevoli volte, praticamente in ogni mia azione - e dopo essermi ritrovato faccia a faccia con questa verità, non c'è catarsi. Non ho acquisito alcuna conoscenza approfondita di me stesso, e niente di nuovo può essere compreso in base al mio racconto. Non c'era alcun motivo perché vi raccontassi tutto questo. Questa confessione non significa niente.

Mi stringe forte la mano. - Patrick? - mi fa, arrivando ad afferrarmi il gomito. Quando trovo la forza di guardarla, vengo colpito da quanto sia inutilmente, noiosamente, e fisicamente bella, e la domanda Perché non mi metto con lei? mi si para dinnanzi. Prima risposta: ha un corpo migliore di quello della maggior parte delle ragazze che conosco. Seconda risposta: siamo tutti intercambiabili, comunque. Terza risposta: non ha importanza, assolutamente. Siede di fronte a me, cupa ma piena di speranza, priva di carattere, sul punto di sciogliersi in lacrime.

domenica 9 marzo 2014


La scuola di lettura e scrittura ebbe invece un grande successo. In autunno quasi tutti gli animali della fattoria erano, chi più chi meno, letterati. Quanto ai maiali, essi sapevano già leggere e scrivere perfettamente.









domenica 2 febbraio 2014



A casa aveva buttato sulla carta quattro periodi di ringraziamento, per ogni eventualità; e ora se le masticava assieme al risotto: anzi c'era una bella frase che gli sfuggiva e che egli andava cercando cogli occhi nell'angolo in fondo al salone, dove su un piedistallo stava un gran pellicano imbalsamato. 







ZIFFEL

Non ci tengo ad essere originale. Anche se già in molti prima di me hanno detto che una società in cui l'inganno e l'illusione sono la regola era condannata a crollare sotto il peso dei suoi errori, non ho timore di ripeterlo a mia volta. So bene che la verità stessa può assumere le sembianze di una superstizione quando viene creduta senza prova e ripetuta senza riflessione; come so che può essere sempre snaturata da miserabili che ne fanno una trappola per ingenui. Ragione di più per non abbandonarla in queste cattive mani. Non devo certo insegnare a lei che è fuori luogo preoccuparsi dell'originalità quando tante banalità, che non hanno smesso ancora oggi di essere utili, devono essere difese con le unghie e con i denti.

KALLE

Di quest'idea di decadenza la cosa che mi piace decisamente di meno è che non si sa che farne. Se la si prende sul serio non si può più agire contro la decomposizione in corso, né pensare a ciò che potrebbe essere una nuova organizzazione sociale. In realtà penso che se si ha bisogno di una simile idea è perché fin dall'inizio non si vuole né agire né pensare, ma si vuole comunque tenere la posa di chi discorre con disinvoltura sulla storia universale e non è vittima della vana agitazione dei suoi contemporanei. E' quello che si dice mimetizzarsi fra le vaste pieghe di un enunciato generale per vellicare astutamente di sottecchi la propria vanità personale. 


Ziffel annuì con un cenno del capo. Si fecero dunque servire della vodka e bevettero in silenzio a piccoli sorsi. Kalle accese un sigaro. 




domenica 26 gennaio 2014



e non volevamo neppure renderci conto della bruttura nascosta in ogni cosa, e in noi per primi: le viscere palpitavano dentro i nostri corpi lisci e bianchi, le nostre carni erano inzuppate, fibra per fibra, dal sangue acre, e fra il gran travaglio del cuore e dei polmoni, orridamente si corrompevano nel nostro ventre i cibi più delicati.

e le immagini dei poeti ci dipingevano senza mutamento le delizie della primavera, questa stagione infestata quasi ogni giorno dalla pioggia e dal vento.


Uscito dal Circo,

rimanevo più che mai scoraggiato; nulla mi pareva avvilente nel mondo, e triste, disumano, quanto la finzione del riso e dell'entusiasmo.








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