martedì 22 gennaio 2013



Sono caduta dall'altalena. Sospesa su una gigantesca onda di rimpianti, ho finito tutto il piatto d'asfalto che ne ho appena trovato uno nuovo. Sul quale fondermi e diventare liquido. Un liquido senza attrazione terrestre ma soltanto mosso dalla luce. Attrazione per le immagini delle sensazioni nello spazio. Immagini anisotrope.
Sono caduta. Ma come saperlo se non c'è alcun riferimento ?
Mi prude il cranio e il bianco delle sue estremità diventa nero. Di nuovo. Come mai? Non voglio saperlo. Ho paura di confrontarmi, di parlare, di emettere dei suoni. Reagisce solo il gesto meccanico del corpo, il meccanismo fisico, il gesto universale. Merda. Anche quel qualcos'altro mi lascia. Non l'avrei mai immaginato. Questa tazza l'ho spaccata in mille pezzi. Il mio pugno, sulla superficie dura, l'ha resa morbida. Non era il colpo voluto. Spero di rattrappirmi.
Succede in modo patetico. Svengo. Oppure diciamo che la pellicola corporea che spesso mi nego ha dato così fastidio da preferirle l'ascensione.
Facile. Ginnastica di alto livello, non chiedermi di chiarire la trasparenza. Non chiedermi di spiegarmi. Non lo so fare. E non lo voglio fare.
Testa dura.
Non ce la farò mai.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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